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Un comizio di Hitler |
L'incontro di Freud con Schopenhauer avviene nel momento forse piĆ¹ travagliato del suo pensiero, in cui, se da un lato getta le basi della piĆ¹ matura formulazione della sua concezione del soggetto, dall'altra tocca tematiche in cui l'aspetto speculativo sembra prevalere sulla ricerca empirica. Alla fine della seconda guerra mondiale Freud ĆØ indotto da quel dramma storico e da alcune tristi vicende personali (principalmente la morte della giovane figlia Sofia) sul lato oscuro, violento, distruttivo dell'essere umano. Nasce cosƬ Al di lĆ del principio di piacere, pubblicato nel 1920.
Durante e dopo la guerra era diventato particolarmente diffuso il fenomeno delle nevrosi traumatiche, una particolare forma di nevrosi nelle quali un trauma non ĆØ solo occasione per l’insorgere della nevrosi, ma diventa anche il contenuto del sintomo nevrotico. La persona affetta da nevrosi traumatica, in altri termini, torna continuamente all’evento traumatico, e ciĆ² principalmente nel sogno, nel quale l’evento viene riproposto sotto forma di incubo ricorrente. Freud mette in relazione questa ripetizione nevrotica di un evento traumatico con il comportamento di un bambino di un anno e mezzo, osservato a casa di amici. Il bambino aveva l’abitudine di scagliare lontano i suoi giocattoli e di farli poi ricomparire (ad esempio lanciando un rocchetto di legno con dello spago arrotolato e tirando lo spago per farlo ricomparire), provando una evidente soddisfazione quando l’oggetto ricompariva. Questo comportamento non era, nella interpretazione di Freud, che una riproposizione in forma di gioco di una scena che doveva procurare non poca angoscia al bambino: la scena dell’abbandono da parte della madre e del suo ricomparire.
In entrambi i casi abbiamo dei dati che sono in netto contrasto con il principio di piacere.
Sognare un evento traumatico o ripetere, attraverso il gioco, una scena che provoca angoscia come l’allontanamento della propria madre sono cose che non possono dare piacere. In esse si rivela piuttosto qualcosa di diverso: la coazione a ripetere. Ć una coazione che si manifesta durante la relazione tra il paziente e l’analista, durante la quale il primo, invece di ricordare il materiale infantile rimosso, lo ripete con una esperienza attuale; in questo modo alla nevrosi subentra una nevrosi di transfert. La coazione a ripetere si puĆ² osservare anche nella vita di persone prive di sintomi traumatici evidenti: “Ci sono persone – scrive Freud – che danno l’impressione di essere perseguitate da qualche fato maligno o possedute da qualche potenza ‘demoniaca’; ma la psicoanalisi ĆØ stata sempre del parere che il loro destino ĆØ in massima parte da essi stessi fabbricato, oltre ad essere determinato da influenze stabilite nella prima infanzia”.
Sembra che molte vite seguano un copione ripetitivo, con esperienze finiscano sempre allo stesso modo; dietro questo copione c’ĆØ una tendenza del soggetto a ripetere una esperienza originaria, e ciĆ² sia nel caso che la persona sia attiva (ad esempio nella scelta, nella esaltazione e nel rapido abbandono della persona amata) che in quello in cui la persona subisca passivamente quello che sembra essere un destino avverso. Anche in questo caso (Freud cita il caso di una donna che per tre volte si sposa e per tre volte vede morire i mariti poco dopo le nozze) la psicoanalisi ipotizza che sia all’opera una tendenza inconsapevole a ripetere esperienze spiacevoli.
In tutti questi casi il principio del piacere si rivela insufficiente. La spiegazione dei sogni come appagamento di un desiderio ĆØ inadeguata per spiegare gli incubi che ripropongono un evento traumatico. Essi obbediscono piuttosto alla logica della coazione a ripetere. Ma cosa c’ĆØ dietro la coazione a ripetere? C’ĆØ una pulsione particolare, che Freud definisce “demoniaca”, la cui azione oltrepassa il campo dell’umano. La vita sul nostro pianeta ĆØ emersa da materia inanimata, per intervento di una forza di cui nulla sappiamo. CosƬ ĆØ nata la vita, nelle sue forme piĆ¹ elementari. In seguito si ĆØ evoluta, fino a raggiungere le forme piĆ¹ complesse ed a conquistare la coscienza. Ma questa evoluzione non ĆØ, per Freud, una tendenza insita nella vita, quanto piuttosto l’effetto continuato di interventi esterni. Di per sĆ©, la vita ha la tendenza a ritornare allo stato originario della vita inorganica: “Se noi accettiamo come veritĆ , non passibile d’eccezioni, che ogni cosa che vive muore per cause interne - tornando allo stato inorganico -, allora dovremo anche dire che ‘la meta di ogni vita ĆØ la morte’, e, guardando ancora piĆ¹ indietro, che ‘le cose inanimate preesistevano a quelle vive’”.
Questa tendenza demoniaca ĆØ la pulsione di morte. Ad essa si contrappongono le pulsioni sessuali, che assumono cosƬ il ruolo di pulsioni di vita. Il pensiero di Freud assume cosƬ un carattere dichiaratemente dualistico. Non solo nell’uomo, ma in tutto ciĆ² che vive esiste una tendenza alla morte, a tornare all’inorganico da cui ĆØ nata la vita, contrastata dalla tendenza a preservare la propria unitĆ e ad associarsi ad altre unitĆ vitali, costituendo organismi piĆ¹ complessi.
Per la comprensione delle pulsioni sessuali nulla, per Freud, ĆØ piĆ¹ efficace del vecchio mito platonico esposto da Aristofane nel Simposio: in origine esisteva l’ermafrodito, che fu separato da Zeus nel suo elemento maschile e femminile, che da allora cercano di ricostituire l’unitĆ originaria. Ć cosƬ che opera la sessualitĆ nel mondo umano, ma piĆ¹ generalmente si puĆ² scoprire una tendenza simile nella vita delle cellule e nella loro tendenza a costituire organismi pluricellulari.
Come si vede, puĆ² essere fondato il dubbio che il pensiero freudiano sconfini, il Al di lĆ del principio del piacere, nella metafisica o addirittura nel mito. Freud stesso osserva: “Mi si potrebbe chiedere se e in qual misura io stesso sia convinto della veritĆ delle ipotesi che sono state formulate in queste pagine: e la mia risposta sarebbe che io non ne sono convinto nĆ© pretendo di persuadere qualcuno a credervi. O, piĆ¹ precisamente, io stesso non saprei dire fino a che punto io vi creda”.
Sarebbe errato perĆ² negare ogni valore scientifico a questa fase del pensiero freudiano, se non altro perchĆ© la tendenza alla distruzione ed al ritorno all’inorganico, comunque si giudichi dal punto di vista metafisico, ĆØ una tendenza all’opera nella storia, una forza realmente demoniaca che induce l’uomo a ripetere le esperienze della violenza, della guerra, dell’assassinio di massa.
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