L'isteria

Charcot mostra ai suoi studenti della SalpĆŖtriĆØre una donna
in preda ad una crisi isterica. Quadro di AndrĆ© Brouillet.
Nel luglio del 1880 una ragazza viennese di ventun anni manifesta, dopo la morte del padre, una serie di sintomi molto gravi: strabismo e difficoltĆ  della vista, paralisi dei muscoli del collo e degli arti, sonnambulismo, tosse nervosa, sdoppiamento della personalitĆ , con uno stato di coscienza normale, anche se depresso, ed un altro aggressivo e dispettoso. La ragazza viene visitata del medico viennese Josif Breuer, che diagnostica un caso di isteria. Di questa malattia all’epoca si sapeva ben poco; ad una serie di disturbi fisici anche molto vistosi, come la paralisi degli arti, non sembrava corrispondere alcuna precisa causa organica. Non mancava chi fosse propenso a ritenere i sintomi simulati o esagerati, mentre altri li facevano derivare da disturbi legati all’utero (la parola isteria trae origine proprio da questa errata interpretazione, derivando dal greco hysteron, utero).
Quella ragazza di chiamava Bertha Pappenheim, e diventerĆ  una importante attivista per il miglioramento delle condizioni delle donne e per la cura dei bambini abbandonati. Nella storia della psicanalisi ĆØ nota come Anna O., il nome che Breuer e Freud le diedero per motivi di riservatezza negli Studi sull’isteria. Il suo caso ĆØ di grande importanza perchĆ© curandola* Breuer mise a punto un metodo che si rivelĆ² efficace: attraverso l’ipnosi, la paziente veniva ricondotta al fatto traumatico che era la vera causa del disturbo. Una volta recuperato il ricordo del fatto traumatico, avveniva una scarica emozionale (abreazione) che liberava il paziente dagli effetti patologici di quel trauma. 
Uno dei disturbi manifestati da Anna O. era l’impossibilitĆ  di bere: per quanto si sforzasse, non riusciva ad avvicinare il bicchiere alla bocca. Il disturbĆ² durĆ² fino a quando per caso, durante una seduta di ipnosi, le capitĆ² di raccontare un ricordo che aveva rimosso: un giorno aveva scoperto che la sua dama di compagnia consentiva al suo cagnolino di bere dai loro bicchieri. Il recupero di questo ricordo le consentƬ immediatamente di superare il suo disturbo.
Freud aveva conosciuto Breuer all’Istituto di fisiologia di Vienna proprio nel 1880, l’anno in cui Anna O. comincia a manifestare i suoi sintomi. Nel 1886 Freud ebbe anche occasione di seguire alla SalpetriĆØre di Parigi le lezioni del grande medico Jean-Martin Charchot, il quale aveva avviato lo studio scientifico dell’isteria. Charcot considerava l’isteria una malattia del sistema nervoso con cause organiche non ancora conosciute, per lo piĆ¹ di origine ereditaria, che tuttavia poteva essere utilmente affrontata con il metodo della suggestione ipnotica. Tornato a Vienna dopo l’esperienza con Charcot, Freud cominciĆ² con Breuer a sperimentare il metodo catartico su pazienti affette da isteria. Ben presto perĆ² Freud si accorse che nel metodo di Breuer qualcosa non funzionava. La ricerca degli eventi traumatizzanti ritenuti causa dell’isteria riportava spesso a fatti che non sembravano avere alcuna relazione reale con il sintomo isterico, perchĆ© non direttamente legati a tale sintomo, oppure perchĆ© non hanno una energia traumatizzante tale da giustificare la comparsa di sintomi. Un sintomo come il vomito, spiega Freud, difficilmente si puĆ² far risalire ad un evento traumatico come un incidente ferroviario, perchĆ© non c’ĆØ relazione tra il fatto e la reazione (un incidente simile suscita paura, non disgusto), cosƬ come non si puĆ² far risalire quel sintomo all’aver mangiato un frutto marcio, perchĆ© un tale evento sembra insignificante, certo non in grado di provocare a distanza di molto tempo un sintomo isterico. Se la ricerca dell’evento traumatico non giunge ad individuare le vere cause dei sintomi isterici, anche la cura dell’isteria sarĆ  inefficace: ed infatti Freud osservava una certa frequenza di insuccessi terapeutici. 
Per superare questi limiti del metodo di Breuer, Freud apportĆ² due modifiche. In primo luogo, sostituƬ al metodo dell’ipnosi quello delle libere associazioni. Ecco come Freud lo descrive negli Studi sull'isteria:

Dicevo ai pazienti di distendersi e chiudere gli occhi volontariamente per ‘concentrarsi’, ciĆ² che aveva almeno una certa analogia con l’ipnosi. Mi accorgevo allora che, senza alcuna ipnosi, emergevano nuovi ricordi che risalivano ancor piĆ¹ nel passato e probabilmente avevano rapporti con quel che ci interessava. Esperienze come queste mi fecero pensare che sarebbe stato effettivamente possibile riportare alla luce, con la sola insistenza, i gruppi di idee patogene che, in fin dei conti, erano certamente presenti…

Questo metodo si rivelĆ² piĆ¹ efficace dell’ipnosi, poichĆ© consentiva di lavorare anche con quei pazienti che non erano ipnotizzabili. In secondo luogo, Freud si rese conto che nella ricerca dei traumi che originavano l’isteria ci si fermava troppo spesso ad un evento che non era la vera causa. In altri termini, bisognava andare piĆ¹ a fondo, scavare ulteriormente, fino a giungere a traumi di origine sessuale:

la scoperta piĆ¹ importante, alla quale si giunge se l’analisi viene proseguita validamente fino a questo punto, ĆØ la seguente: quali che siano il caso o il sintomo che scegliamo come punto di partenza, alla fine entriamo immancabilmente nel campo dell’esperienza sessuale. 

ƈ su questo punto che la divergenza tra Freud e Breuer diviene profonda, fino al punto di provocare la fine della loro collaborazione scientifica e della loro stessa amicizia. Breuer non ĆØ disposto a riconoscere tanta importanza alla sessualitĆ , esprimendo una riserva che sarĆ  in seguito di molti altri, e costituirĆ  una dei principali moventi dell’avversione alla psicanalisi.
Dopo la pubblicazione degli Studi sull’isteria Freud inizia una intensa autoanalisi, parallela ad un grande sforzo di elaborazione teorica, i cui risultati sono nel capolavoro del fondatore della psicoanalisi: L’interpretazione dei sogni.

In realtĆ  la cura di Anna O. restĆ² incompiuta, perchĆ© la gelosia della moglie, infastidita dal rapporto che si era creato tra la paziente ed il medico, indusse Breuer a interrompere bruscamente la terapia.

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